Intervista a Vieri Emiliani, responsabile dell’Innovazione di Maps Group – Maps Healthcare
Un utilizzo corretto delle tecnologie digitali, a partire dall’intelligenza artificiale applicata all’analisi dei dati, compresi quelli non strutturati, potrebbe contribuire in modo deciso a ridisegnare alcuni processi nella sanità, trasformandoli in strumenti a supporto delle persone che lavorano nel settore e contribuendo a migliorare i percorsi di cura per i pazienti.
Ne è convinto Vieri Emiliani, responsabile dell’Innovazione di Maps Group – Maps Healthcare che, in un’intervista per la testata Bigdata4Innovation, ha focalizzato l’attenzione su un argomento di grande attualità. “I processi in sanità sono complessi – sostiene Emiliani -, e complessi sono i dati che vengono trattati. Si stima che circa l’80% delle informazioni prodotte in questo campo sia composto da dati non strutturati (testi, immagini, etc.).
Ma big data, Computer Vision e Natural Language Processing, e altre soluzioni di Machine Learning, possono svolgere un ruolo fondamentale per trasformare questi dati non strutturati in informazioni che possano essere utilizzate in processi “data driven”, per una reale trasformazione digitale della sanità”. In tale contesto l’intelligenza artificiale può svolgere un ruolo di “abilitatore di un processo di trasformazione, aiutando a non commettere di nuovo gli errori che sono stati fatti in passato nei tentativi di digitalizzazione della sanità”.
Nell’articolo si delineano anche le criticità da affrontare in ambito di sanità digitale, dal rispetto della privacy all’interoperabilità dei diversi sistemi utilizzati nel settore.