19 Febbraio 2020

Liste d’attesa, una delle principali criticità delle aziende sanitarie

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Intervista a Fabrizio Selmi, Healthcare Market Specialist, BU di Ricerca e Sviluppo del Gruppo Maps – Artexe

Perché l’abbattimento dei tempi d’attesa rappresenta uno degli obiettivi prioritari delle aziende sanitarie, sia pubbliche che private? 

“Il problema è da sempre al centro del dibattito politico e giornalistico, ricorda Fabrizio Selmi, Healthcare Market Specialist, BU di Ricerca e Sviluppo del Gruppo Maps – Artexe: “Si tratta di un fenomeno che tocca una grossa fetta di popolazione, che può riscontrarne gli effetti in maniera diretta sulla propria personale esperienza. Secondo il 22° Rapporto PiT Salute Cittadinanzattiva sul tema dell’accesso alle prestazioni, nel 57,4% delle segnalazioni le liste d’attesa risultano il problema maggiormente percepito dai cittadini nell’ambito dei servizi sanitari”.

“Il fenomeno è particolarmente sentito perché, non essendoci stati, negli ultimi anni, miglioramenti significativi – continua Selmi -, si traduce in rinunce o in lunghe ed estenuanti attese per problemi di salute, che, molto spesso, rende necessario un ricorso alla sanità privata a pagamento. Non è quindi un caso che il Ministero abbia recentemente varato un nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa 2019 – 2021 e che nella legge di bilancio 2019 si sia sentito il bisogno di stanziare 350 milioni di euro finalizzati alle politiche per la riduzione delle liste di attesa”.

Come è gestito oggi questo aspetto e quali sono le differenze rispetto al passato?

“Il tema liste d’attesa, sia per le visite e la diagnostica (specialistica ambulatoriale) che per i ricoveri ospedalieri, è normato a partire dai PNGLA (2019 – 2021), che poi hanno una loro diramazione a livello regionale/PA, e infine aziendale. Ogni azienda dovrebbe avere e pubblicare un proprio Piano attuativo per il governo delle liste di attesa.
Nello specifico, e per la specialistica ambulatoriale, i piani:

  1. Delimitano le prestazioni per le quali deve essere garantito un tempo massimo d’attesa (attualmente circa 70).
  2. Definiscono le classi di attesa (U, B, D, P).[U-Urgente; B-Breve; D-Differibile; P-Programmabile]
  3. Fissano i tempi massimi di attesa per ogni classe ed il livello di performance atteso (in genere l’obiettivo da raggiungere è che almeno il 90% delle prenotazioni riguardanti le prestazioni monitorate rispetti, in base alla priorità assegnata dal medico, il tempo massimo di attesa). Ad esempio: max 10 giorni per una visita specialistica con urgenza breve e max 60 giorni per una diagnostica strumentale con urgenza differibile.
  4. Inquadrano la tematica dell’appropriatezza prescrittiva, in quanto le richieste di prestazioni specialistiche dovrebbero essere effettuate e conseguentemente prioritarizzate solo in presenza precisi scenari/situazioni cliniche che dovrebbero essere adeguatamente riportate dal medico prescrittore nella motivazione della richiesta (quesito diagnostico).

Sono poi previsti vari flussi informativi che consentono alle Regioni e al Ministero di verificare le performance raggiunte dalle varie aziende.

Quali strumenti servono alle Aziende per governare il fenomeno?

“Attualmente tutte le organizzazioni sanitarie dispongono di sistemi software per la prenotazione di visite ed esami strumentali (CUP – centro unico di prenotazione) – precisa Selmi -. Le varie prenotazioni rilasciate sono quindi tracciate come livello di urgenza richiesto dal medico prescrittore, data di richiesta e data di appuntamento. La differenza tra data della richiesta e data dell’appuntamento consente di calcolare il tempo d’attesa, quindi, mediante l’analisi periodica delle prenotazioni rilasciate è possibile effettuare la valutazione delle performance sui tempi di attesa per ogni prestazione e per ogni livello di urgenza.

L’analisi ex post dell’andamento della performance può essere effettuata piuttosto agevolmente, mentre un po’ più complessa è l’attività di reazione rispetto a situazioni critiche (performance basse) che implica tipicamente un riesame ed eventualmente un adeguamento dell’offerta. Ancora più impegnativo muoversi in senso predittivo e quindi ragionare sui trend della domanda rispetto alle disponibilità residue (posti ancora liberi) per avere una situazione anticipata di possibili situazioni di future crisi, quindi la possibilità di intervenire sulla domanda prima che le performance comincino a degradare”.

“Gli interventi sull’offerta (preventivi o reattivi) non possono rappresentare l’unico ambito d’azione – conclude Selmi -. È molto importante, quindi, operare anche sul fronte della domanda con iniziative organiche per contenere il fenomeno della medicina difensiva e garantire buoni livelli di appropriatezza prescrittiva. Con alcune aziende nostre clienti abbiamo messo a punto delle soluzioni software  con le quali è possibile effettuare automaticamente e sistematicamente le valutazioni di appropriatezza delle prescrizioni di specialistica ambulatoriale. Tali soluzioni forniscono alle Direzioni aziendali le evidenze utili per monitorare i comportamenti prescrittivi e quindi di mettere a punto le varie azioni per intervenire anche sull’eccesso di domanda”.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_hoverbox image=”2158″ primary_title=”Fabrizio Selmi” primary_title_font_container=”font_size:36|color:%23ffffff” primary_title_use_theme_fonts=”yes” hover_title=”Fabrizio Selmi” el_width=”50″ use_custom_fonts_primary_title=”true”]Dopo un percorso iniziale di una decina di anni come operatore, programmatore e analista in ambiti tradizionali ha maturato una esperienza di oltre 30 anni in ambito sanitario pubblico. Oltre a consolidare una profonda e completa conoscenza del settore ha ricoperto diversi ruoli occupandosi inizialmente del coordinamento del team di sviluppo e progettazione di soluzioni software applicative distribuite su tutto il territorio nazionale e del team di assistenza clienti, per dedicarsi, successivamente, all’ambito delle soluzioni direzionali (BI, OLAP, DW), in una prima fase come specialista per poi occuparsi in seguito agli aspetti di proposizione commerciale e di evoluzione funzionale delle piattaforme SW. Dal 2011 ha iniziato ad occuparsi dell’introduzione delle tecnologie semantiche in ambito sanitario, inizialmente per la definizione delle tipologie di applicazioni sulle quali strutturare un’offerta applicativa, poi come Responsabile di una specifica BU per la proposizione e la delivery di soluzioni innovative in ambito sanitario orientate al Clinical Decision Support, per assumere infine il ruolo di Healthcare Market Specialist all’interno della BU di Ricerca e Sviluppo del Gruppo Maps-ARTEXE.[/vc_hoverbox][/vc_column][/vc_row]